Vestire green: il marketing è più efficace quando ama l’ambiente

Che sia destinato ai dipendenti, regalato ai clienti o offerto come giveaway fieristico, l’abbigliamento personalizzato è uno dei più potenti strumenti di marketing per esprimere il carattere e l’unicità del proprio business. Pochi gadget infatti sono egualmente performanti nel rafforzare la brand identity riuscendo a coniugare alla perfezione esposizione del logo, possibilità di personalizzazione e praticità di utilizzo. Nel 2021, però, parametri come l’eleganza del design e l’estetica della grafica, per quanto importanti, non sono più sufficienti nel decretare l’efficacia di una T-shirt aziendale: la parola d’ordine è ecosostenibilità. Lo era già ieri, continua ad esserlo oggi e sarà imprescindibile domani. Scegliere capi d’abbigliamento green vuol dire spingersi oltre e saper guardare avanti.

Slow fashion: verso una moda consapevole

Quando si parla di abbigliamento, un termine sempre più diffuso è quello di slow fashion, letteralmente “moda lenta”, ma cosa vuol dire? Si tratta di un trend in forte crescita che racconta di una nuova moda, sempre più etica e consapevole. Come riportato da Vogue, che lo ha definito come il futuro del settore, è una “locuzione coniata da Kate Fletcher nel 2007 applicando al settore moda le suggestioni del movimento slow food di Carlo Petrini, con l’idea di difendere le buone pratiche che intendono porsi come controproposta e antidoto, se non proprio in aperta opposizione, alle derive della produzione industriale.” La moda quindi diventa slow perché assume dei toni lenti, andandosi a discostare profondamente da tutto ciò che l’ha sempre caratterizzata: scarsa qualità, alto tasso di inquinamento e velocità di produzione.

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Questi i principi base della moda ethical:

  • La qualità è alla base di un capo di abbigliamento sostenibile, che deve essere composto da filati eco e durevoli. La bellezza dell’indumento non deve mai mancare ma anzi, deve puntare ad essere quasi eterna.
  • La filiera trasparente è un altro fattore in grado di trasmettere una maggiore tranquillità ai clienti al momento dell’acquisto.

Ma di cosa parliamo, quindi, quando parliamo di abbigliamento eco-friendly?

Ecologici e rigenerati: il messaggio è nel filato

Vestire green vuol dire innanzitutto prediligere l’utilizzo di filati a basso impatto ambientale, rigenerati e ecosostenibili. Qualche esempio? Tra le fibre naturali spicca il cotone biologico, coltivato secondo i principi dell’Agricoltura Bio e quindi senza l’uso di trattamenti chimici: più morbido e liscio rispetto a quello convenzionale, è altamente traspirante e naturalmente anallergico. A distinguersi tra i filati rigenerati è invece il PET riciclato, derivante dal recupero del polietilene tereftalato, la resina di cui sono composte le bottiglie di plastica: riciclabile al 100%, la fibra creata non perde le qualità originali di alta resistenza e durevolezza, oltre a contribuire a una sensibile riduzione delle emissioni dannose (per la produzione di ogni kg di rPET vengono infatti risparmiati fino a 3kg di CO2!).

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Standard e certificazioni

Ma come garantire la tracciabilità della filiera di produzione e l’adozione di processi ecosostenibili? GOTS, OCS, GRS, RCS, Eve Vegan 01: sono diversi gli standard che promuovono a livello internazionale la produzione responsabile nel settore tessile. I nostri capi di abbigliamento sono tutti certificati, ottenuti mediante processi dal basso impatto ambientale e con esclusivo ricorso a lavoro equo e solidale. Ecco una panoramica delle principali certificazioni:

  • GOTS (Global Organic Textile Standard): standard internazionale che consente di produrre e promuovere prodotti tessili rispettosi dell’ambiente e dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori
  • OCS (Organic Content Standard): certificazione applicabile in particolare al cotone biologico; OCS Blended (almeno il 5% di fibra bio) / OCS 100 (almeno il 95% di fibra bio)
  • GRS (Global Recycled Standard): lo schema GRS è promosso da Textile Exchange, una delle più importanti organizzazioni non-profit che promuovono a livello internazionale lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Con questo standard, Textile Exchange riconosce la fondamentale importanza del riciclaggio per la crescita di un modello di produzione e consumo sostenibile; punta a favorire la riduzione del consumo di risorse (materie prime vergini, acqua ed energia) e ad aumentare la qualità dei prodotti riciclati. Possono essere certificati GRS tutti i prodotti che siano composti per almeno il 20% da materiali da riciclo pre-consumo e post-consumo.
  • RCS (Recycled Claim Standard): dichiarazione ambientale verificata da parte terza che assicura il contenuto di materiali da riciclo dei prodotti, sia intermedi che finiti, il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo dal riciclo dei materiali, alle successive fasi manifatturiere, fino all’etichettatura del prodotto finito. Prodotti contenenti almeno il 5% di materiale da riciclo pre-consumo e post-consumo.
  • Eve Vegan 01: garanzia di prodotti tessili senza sostanze di origine animale (come, ad esempio: bottoni in madreperla, osso o corno, ma anche cuciture ornamentali in lana o etichette in pelle) e privi di agenti chimici testati sugli animali.